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Calcagno1946

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Il Cioccolato

Non esiste alimento più celebrato, mitizzato, immaginato, sospirato e ammirato del cioccolato.

Le origini

Fin dal nome (Theobroma cacao), la pianta rimanda alla sua presunta origine divina:

Theos=Dio Broma=nutrimento.

Le donne Olmeche producevano una bevanda mescolando la pasta di cacao con fiori e spezie (vaniglia, peperoncino e cannella) che veniva somministrata alle neo-madri per aiutarle nel cammino di recupero post parto.

Le virtù terapeutiche del cacao fecero si che anche nei secoli successivi le popolazioni precolombiane invocassero la benevolenza di Ek Chuah (dio della guerra e dei mercanti) per assicurarsi un buon raccolto.

La conquista del centro e sud America a carico degli Spagnoli, determinò l’importazione della cioccolata in Europa. Durante gli anni dell’invasione, i conquistadores erano soliti gustare una bevanda calda a base di cacao, dolcificata con zucchero di canna servita da moglie e concubine centramericane.

A fronte degli stretti rapporti diplomatici tra Spagna e Italia, spesso consolidati da matrimoni incrociati, la cioccolata arrivò nel nostro paese piuttosto velocemente.

Quando Catalina Micaela, figlia di Filippo II di Spagna, convolò a giuste nozze con Carlo Emanuele I di Savoia, il rito della cioccolata invase prepotentemente Torino, creando l’abitudine della “Merenda Reale”, una sorta di spuntino collocato tra il pranzo e la cena.

Torino e il cioccolato

Circa un secolo dopo, Maria Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemour, contribuirono in modo determinante a trasformare Torino nel centro di eccellenza della cioccolata Italiana ed Europea. Prima di loro, i fabbricanti di bevande al cioccolato non avevano licenza di venderla, perché considerati acquavitari o lemonadier; la vendita spettava ai caffettieri, che la commercializzavano accanto al caffè e ad altre bevande calde.

Madama Reale, regina di Savoia tra il 1675 e il 1684, assegnò la prima patente reale al cioccolatiere Giò Antonio Ari, sdoganando la vendita da parte dei produttori, che da allora vennero riconosciuti come “ciculatè ‘d Turin”, creando una professione piuttosto redditizia e ricercata.

Più tardi, Napoleone III contribuì, seppur involontariamente, alla creazione del più famoso cioccolatino piemontese, il gianduiotto. L’imperatore francese, con l’intento di boicottare gli inglesi, proibì e bloccò l’importazione di materie prime dal nuovo mondo, tra cui il cacao, mettendo in difficoltà i cioccolatieri sabaudi.

Michele Prochet, per contrastare questa penuria, mescolò alla polvere di cacao una farina ottenuta dalla macinazione delle nocciole tostate! Nacque così, nel 1865, quello che rimane un simbolo torinese riconosciuto in tutto il mondo, ispirato alla maschera della città: Giovanni della Duja (praticamente Giovanni Bottiglia).

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